Nel cuore del Sole

 

Patrizia Nava

Relazione presentata al VI Convegno di Apotelesma a Genova, 19 ottobre 2013

Linguaggio Astrale 175, estate 2014

 

Abstract
Il passaggio di Venere sul disco solare del 6 giugno 2012 è stato un fenomeno spettacolare che ha reso evidente visivamente cosa significhi per un pianeta essere "nel cuore del Sole". Diversissime, però, sono le definizioni di cazimi che possono essere messe a confronto con il dato astronomico. Le carte orarie, per la loro immediatezza e per gli esiti verificabili, sono un banco di prova tra i più adatti a corroborare o invalidare l'interpretazione astrologica del fenomeno osservativo.

 

Il passaggio di Venere del 6 giugno 2012 (fonte: NASA)

 

Astronomia e Astrologia

Dopo un lungo periodo di apparente divorzio tra l’astrologia e le basi astronomiche su cui dovrebbe fondarsi, pare che il connubio stia tornando di moda. Gli studiosi più avvertiti sono consapevoli del fatto che nessuna interpretazione può avere basi solide se i dati matematici che la determinano sono errati. Questa considerazione non è ovvia come potrebbe sembrare. Basti pensare che alcune scuole astrologiche, con ragioni fondate anche se non sempre condivisibili, accettano consapevolmente nel proprio corpus pianeti ipotetici, mentre l’astrologia più popolare mostra una rimarchevole inconsapevolezza di alcune realtà astronomiche basilari.
D’altro canto, non è neppure possibile ritenere, con una certa ingenuità, che sia sufficiente accertare un dato scientifico, o calcolare una posizione nel modo più corretto e preciso, per ottenere automaticamente un’informazione oggettiva sulla quale basare le nostre artistiche elucubrazioni. Perché, non dimentichiamolo mai, di Arte e non di Scienza stiamo parlando in questo ambito.
Il recupero della realtà astronomica e la consapevolezza dei moti e dell'aspetto reale del cielo sono fondamentali oggi, in astrologia, su questo non ci sono dubbi. Tuttavia dovremmo stare attenti a non idealizzare oltre misura “l’oggettività astronomica". Il cielo dell’uomo è sempre virtuale: a rigore, anche la più perfetta congiunzione stella/pianeta per corpo – la condizione che gli astronomi chiamano “occultazione” – non possiede realtà fisica, al di là dell'allineamento e della sovrapposizione dell'immagine luminosa dovuti alla prospettiva visiva umana dalla Terra. Ma gli astri coinvolti sono distanti secoli luce l'uno dall'altro. La nostra è, in ogni caso, una percezione soggettiva, se non illusoria.
Ecco perché diventa imperativo valutare concretamente, sul campo, cosa davvero può offrire all’interpretazione una prospettiva più attenta al dato osservativo. In parole povere, l’approccio funziona oppure no? E’ indispensabile o è un semplice valore aggiunto, del tutto opzionale? Pur nella consapevolezza che nessuna raccolta di casi esemplificativi potrà mai sostituirsi ad una coerente e fondata teoria dell’influsso, rimane la necessità di una qualche forma di applicazione pratica che corrobori o smentisca l’assunto teorico.
Non tutti i dati fisici possono essere tradotti coerentemente in dati interpretativi. Pensiamo al paradosso di Saturno, pianeta di natura fredda e secca, astrologicamente legato a concetti come la concretezza, la pesantezza, la dura roccia, la densità grave del piombo. Eppure, la realtà fisica è diversa: si tratta di un gigante gassoso che detiene attualmente il record di pianeta meno denso del sistema solare. Con la sua densità media di 0,70 (x103 kg/m3) Saturno potrebbe galleggiare sull’acqua! [1]
D’altro canto, secondo i principi della fisica aristotelico/tolemaica su cui tuttora si basa il sistema interpretativo astrologico, non è la natura propria dei pianeti ad essere realmente calda/fredda e secca/umida, ma queste qualità sono piuttosto dagli astri suscitate, conservate o distrutte nel mondo sublunare e nei viventi. Sarebbe pertanto operazione impropria, filosoficamente e storicamente, nonché scientificamente, pretendere di trasporre dati chimico-fisici che appartengono alla visione moderna del mondo, forzandoli all’interno dello schema conoscitivo tradizionale cui sono estranei.
Nonostante ciò, vale sicuramente la pena esplorare talune definizioni astrologiche per accertarne la coerenza astronomica, valutandone la ricaduta a livello di pratica interpretativa. Questo tipo di ricerca mi attrae particolarmente, vista la mia formazione: astrofila sin da bambina, non ho mai smesso di praticare osservazione astronomica diretta con piccoli strumenti. Tuttora socia UAI [2] , ma anche studiosa di astrologia, mi trovo a dover conciliare due interessi troppo spesso considerati antitetici negli ambienti filo-scientifici dell’astronomia amatoriale a cui appartengo.

Il passaggio di Venere

Uno dei fenomeni astronomici che ha attirato la mia attenzione, proprio perché pregno di significati e passibile d’interpretazione astrologica, si è manifestato in modo spettacolare la mattina del 6 giugno 2012, all’alba. Il Sole è sorto con un visibile neo, una macchia tonda e scura che ne attraversava la superficie. Armata di un piccolo cannocchiale terrestre da 75 mm e di un semplice foglio di cartoncino bianco, ho proiettato l’immagine del Sole e della sua piccola compagna, Venere, in coniunctio perfetta.

 

Proiezione dell’immagine con cannocchiale terrestre da 75mm

 

Il passaggio di Venere visto dall’Italia alle 5.34 UT

del 6 giugno 2012

 

Quello che gli astronomi definiscono “transito di Venere”, il passaggio del disco scuro del pianeta sulla superficie del Sole durante il sinodo inferiore, è un evento estremamente raro. Si verifica con coppie di transiti separate da un intervallo di 8 anni che si ripetono in periodi più ampi di 121,5 e 105,5 anni. L’ultimo duplice evento ha avuto luogo l’8 giugno 2004 e il 6 giugno 2012.

Per avere un’idea della scarsa frequenza di questo tipo di evento, basti pensare che il prossimo transito di Venere davanti al disco solare avverrà l’11 dicembre 2117! Più frequenti i transiti di Mercurio: l’ultimo si è verificato l’8 novembre 2006, mentre il prossimo avrà luogo il 9 maggio 2016.


Il primo transito di Venere di cui si abbia testimonianza osservativa certa è il passaggio del 24 novembre 1639.[3] William Crabtree e Jeremiah Horrocks, dilettanti inglesi appassionati e competenti, osservarono il fenomeno con la tecnica della proiezione, facendo accurate misure. I due, entrambi seguaci di Keplero, erano in contatto epistolare e, sebbene svolgessero le loro osservazioni separatamente, furono in grado di scambiarsi proficuamente dati e impressioni. Le misure di Crabtree, in particolare, permisero a Horrocks di stimare con buona approssimazione il diametro di Venere, nonché di prevedere correttamente il futuro passaggio dell’8 giugno 2004.

 

Ford Madox Brown (1888), Crabtree osserva il transito di Venere del 1639. Murale alla Manchester Town Hall


Nel 1716 l’astronomo inglese Edmond Halley pubblicò un breve saggio col quale invitava gli scienziati interessati ad aderire a un progetto osservativo che avrebbe coinvolto la maggior parte delle nazioni, con spedizioni scientifiche in tutto il mondo, in occasione della coppia di transiti del 1761 e 1769. Halley era convinto che misurando l’ora esatta e la durata del transito del pianeta sul disco solare da diverse località del mondo, si sarebbero raccolti dati fondamentali per poter calcolare la distanza tra la Terra e il Sole.[4]
Il 3 giugno 1769, in particolare, passò alla storia per il coinvolgimento di centinaia di osservatori amatoriali ed astronomi professionisti di almeno sei nazioni ufficialmente partecipanti: Gran Bretagna, Francia, Svezia, Russia, America e Danimarca, sguinzagliati in 5 continenti per effettuare le osservazioni necessarie. Ma la risonanza “mediatica” dell’evento fu tale da suscitare l’interesse di migliaia di semplici curiosi che, incoraggiati dal battage pubblicitario, parteciparono comunque alle osservazioni in Europa e nelle colonie americane. Gli articoli pubblicati dai giornali dell’epoca rivelano l’aspetto più leggero e malizioso del memorabile avvenimento, evidenziando gli effetti di una perfetta congiunzione Venere/Sole che, se possono forse stupire l’astronomo, non dovrebbero invece trovare impreparato neppure l’astrologo più distratto…


Ovunque gli astronomi montassero i loro telescopi, la gente accorreva per guardare il minuscolo punto nero attraverso vetri affumicati. Ma mentre gli astronomi rimanevano incollati ai loro telescopi anche quando la pioggia o le nuvole impedivano di vedere alcunché, gli spettatori si spazientivano in fretta. Quando un temporale oscurò il cielo di Leida, uno spettatore decise di andare a vedere una “Venere terrena” all’Opera. Lì le osservazioni, scrisse ad un amico, ebbero successo. Tali piaceri terreni furono apprezzati anche da alcuni damerini di Londra che, riportò un giornale, dopo aver visto il minuscolo punto nero sul Sole “transitarono a Covent Garden, tra molti dei suddetti splendidi pianeti” – all’epoca, quella zona era famosa per le sue prostitute.[5]

 

Stampa satirica d’epoca:

“Osservando il transito di Venere”

 

Persa l’aura eroica delle osservazioni storiche – oggi abbiamo mezzi più efficaci per calcolare la distanza Terra/Sole – il transito di Venere rimane comunque un evento raro e suggestivo. Naturalmente, il coitus Sole/Venere si verifica più spesso del transito, perché anche le congiunzioni superiori, che non danno luogo a spettacolari passaggi, ma a semplici occultazioni del pianeta da parte del Sole, devono essere prese in considerazione. Questo per quanto riguarda Venere e Mercurio, pianeti inferiori. I pianeti superiori non offrono lo spettacolo del transito astronomico, poiché non si trovano mai tra la Terra e il Sole: le loro orbite sono esterne a quella della Terra. Ma l’unione perfetta col luminare, sotto forma di occultazione del pianeta da parte del Sole, può aver luogo comunque in occasione della congiunzione superiore, l’unica possibile.

 

Congiunzioni dei pianeti inferiori (fonte: Wikipedia)

 

Anche considerando le occultazioni, cioè il transito dietro il disco solare, la perfetta coniunctio dei pianeti col luminare del giorno rimane un fenomeno non comune: nel periodo di 13 anni dall’anno 2000 al 2012 compreso, solo 4 volte Mercurio si è trovato in questa posizione (nel 2000, 2002, 2007, 2009), 2 volte Venere (2000, 2008), 1 volta Giove (23-12-2007) e 1 volta Saturno (8-7-2004).

La relativa eccezionalità dell’evento – un pianeta nel cuore del Sole – rende conto del motivo per cui anche gli antichi astronomi/astrologi attribuissero al sinodo perfetto un valore completamente diverso dalla congiunzione comune.

Cazimi, samim, in corde solis… chi era costui?

Uno dei primi a parlare di qualcosa di simile, in base ai documenti rimasti fino a noi, sembra essere stato Serapione d’Alessandria (datazione incerta, forse I sec. a.C) che, nel De astrorum figurationum nominibus, afferma:


Gli astri sinodici sono significanti in virtù della partecipazione loro alla luce del Sole, pur se emettono le loro energie in tempi più tardi, a condizione che siano in luoghi operosi. In particolare, la stella di Mercurio si rallegra quando è sinodica ed è allora operante.[6]

 

L’astro “sinodico” è l’astro in corde solis, nel cuore del sole. Ma per capire fino a che punto questa definizione di Serapione sia cruciale, occorre distinguere le principali categorie della congiunzione di un pianeta con il Sole.

Combustione

Il Sole è datore di vita, ma il suo fulgore è tanto intenso che può bruciare chi vi si avvicini troppo, ed è in grado di nascondere e rendere invisibile la luce, che rappresenta virtualmente la forza e l’influsso di qualunque pianeta, indebolendolo. Da qui l’idea che trovarsi sotto i raggi del Sole possa essere una delle condizioni accidentali più sfavorevoli.
Il pianeta che si trova ad una distanza inferiore a 8° dal centro del Sole in longitudine si dice combusto, cioè bruciato e totalmente invisibile all’osservazione. Questa distanza critica, praticata da William Lilly e da molti altri autori tradizionali, può variare secondo la fonte – e ulteriori distinzioni si possono ottenere applicando la distanza sferica invece di quella basata sui gradi di longitudine: per taluni sarebbe di 7°, oppure diversa per ogni pianeta, con variazioni se questi è sinistro o destro rispetto al Sole;[7] secondo altri sarebbe da intendersi invece in senso temporale. In quest’ultimo caso il pianeta è combusto quando, precedendo il Sole, è invisibile da almeno 7 giorni, oppure quando, seguendo il Sole, rimarrà invisibile per ancora 7 giorni.
La condizione di combustione sarà più grave se la congiunzione è applicativa piuttosto che separativa, e tanto più seria quanto più esatta. Spesso la combustione è totalmente distruttiva: nelle domande orarie che contemplano la possibilità della morte, la combustione applicativa del significatore che rappresenta il paziente o la persona della quale si teme la fine, è una delle testimonianze più certe di un esito sfavorevole.
Naturalmente il giudizio definitivo su di un pianeta in congiunzione col Sole dipende anche da altri fattori di cui dovremo tenere debito conto, soprattutto nell’analisi di una natività. E anche in Oraria la condizione suddetta può assumere significati più specifici e meno temibili. Nelle domande di relazione, ad esempio, dal momento che il Sole è significatore naturale dell’uomo, una congiunzione col Sole può rappresentare l’unione sentimentale, ma anche fisica e sessuale, tra due persone, ed essere così proprio la testimonianza desiderata da chi a questa unione aspiri.[8] La combustione è inoltre meno dannosa quando la congiunzione avviene in uno dei segni di domicilio del pianeta combusto: in questo caso, infatti, il Sole ha potere sul pianeta per combustione, ma il pianeta ha potere sul Sole in quanto dispositore del segno in cui il Sole si trova. Si determina così un relativo equilibrio di forze. Inoltre, le condizioni di dignità essenziale e accidentale del Sole stesso possono influire sulla severità della combustione, mitigandola o aggravandola secondo i casi.
Rimane sempre, tuttavia, il concetto di fondo, condiviso quasi universalmente: un pianeta la cui luce sia occultata dal Sole è estremamente debole, privo di influsso e di forza, nel bene e nel male. Il benefico Giove combusto perderà il proprio potere di agire e non potrà quindi garantire un esito positivo, ma anche il malefico Saturno, quando combusto, perderà forza e capacità di azione, e il suo potenziale dannoso ne risulterà limitato.
Permane comunque, in tutti i casi, il senso d’invisibilità, di azione segreta o non manifesta, l’idea di non essere visti o di non riuscire a vedere (o a capire, con la relativa mancanza di chiarezza e lucidità) dovuti al nascondimento della luce del pianeta, sommersa dai raggi del Sole. Su questo punto sono concordi Vettio Valente, Efestione di Tebe, Giuliano di Laodicea, Retorio, Omar, lo pseudo-Palchos, lo stesso Lilly e innumerevoli altri.[9] Questa significazione, collegata direttamente all’oggettiva invisibilità del pianeta, trova applicazioni interessanti anche in Oraria. Nelle domande relative alla ricerca di un oggetto perduto, ad esempio, il momento in cui la combustione finisce o il significatore esce dai raggi del Sole rappresenta spesso l’istante del ritrovamento, in cui l’oggetto diviene nuovamente visibile.

 

Quali pianeti subiscono combustione?

 

“Cazimi” della Luna visto dallo spazio (Sonda STEREO-B).
L’equivalente dalla Terra sarebbe un’eclissi solare.


Abu Ma’shar (Albumasar, IX sec. d.C.) afferma che il Sole danneggia e brucia soprattutto Venere e la Luna, entrambe umide, mentre i pianeti maschili risentono meno della combustione.[10] Sebbene questo distinguo appaia fondato teoricamente, non trova applicazione evidente nelle carte orarie. Alcune scuole astrologiche hanno raccolto questa eredità, arrivando ad affermare che taluni pianeti sarebbero sostanzialmente immuni dagli effetti della combustione. Si sente dire talora che il pianeta Marte, del colore del fuoco, a causa della sua natura molto calda e secca non subirebbe combustione da parte del Sole. Oppure che Mercurio, in virtù della sua vicinanza al Sole, sarebbe per così dire avvezzo ad incontrare il luminare così frequentemente, da sopportarne gli effetti deleteri meglio di altri pianeti, o, addirittura, da non subirne alcuna conseguenza. Può darsi che questo criterio trovi effettivo riscontro nei temi natali o mondani, ma certamente non si applica alle più semplici, categoriche e meno sfumate carte orarie. Non c’è pianeta che sia insensibile agli effetti negativi di una congiunzione col Sole, ed è facilissimo verificare questo dato di fatto nelle domande orarie: se il significatore principale è in combustione applicativa, di qualunque pianeta si tratti, la risposta sarà sfavorevole.[11] Sospetto che il principio in gioco qui sia più quello dell’oscuramento della luce, piuttosto che non quello del temperamento del pianeta. La luce di Marte combusto è altrettanto invisibile di quella di qualunque altro astro nelle medesime condizioni, e questa invisibilità è il fattore cruciale. Tale condizione si manifesterà come debolezza, più che come distemperanza, secondo il principio della debilità accidentale. E se Mercurio sarà il significatore della questione, la sua combustione determinerà (fermi restando altri elementi di giudizio e a parità di condizioni, ma senza eccezioni) un esito sfavorevole.

 

Sub radiis


A partire da 8° fino a circa 17° da entrambi i lati del Sole – ma anche in questo caso le varianti abbondano [12] – si situa una zona debilitante, ma meno dannosa della combustione, chiamata sub radiis. A differenza della combustione, non è necessario che il Sole e il pianeta si trovino nello stesso segno. E’ possibile raffinare ulteriormente questo limite adattandolo alla realtà astronomica di ciascun pianeta per stabilire in modo più preciso quando un astro è davvero invisibile all’occhio umano, in base alla sue coordinate effettive, alla sua magnitudine o luminosità apparente, al suo specifico arcus visionis.[13] Ma ricordiamo che, in ogni caso, si tratta sempre di approssimazioni e di valori medi, in quanto anche la presenza e la fase della Luna, o la prossimità di altri astri luminosi come Venere o Giove, eventuali variazioni di albedo del pianeta,[14] l’estinzione della luce dovuta agli strati atmosferici, l’acuità visiva dell’individuo e la luminosità relativa del fondo cielo (variabile che gli astrofili conoscono bene e definiscono in base alla scala di Bortle[15] ) contribuiscono a modificare la magnitudine limite teoricamente percepibile ad occhio nudo. I simulatori astronomici e i programmi astrologici, anche i più raffinati, non tengono conto di tutte queste variabili, che solo l’osservazione diretta del cielo potrebbe restituire fedelmente.

 

 

E finalmente, nel cuore del Sole

Sia che distinguiamo oppure no una fase di combustio o adustio dall’essere semplicemente sub radiis, ciò che è importante ricordare è che l’immersione nei raggi solari e la conseguente invisibilità dell’astro coinvolto testimoniano una debilità di quest’ultimo universalmente riconosciuta.  Non è affatto esagerato dire che il Sole, in congiunzione, si comporta a tutti gli effetti come un potente malefico.
Proprio per questo la precedente citazione da Serapione risulta cruciale, perché identifica, all’interno dello spazio attribuito alla combustione, una zona franca, un’oasi di pace, un Eden di esaltazione! Se la vicinanza al luminare del giorno è distruttiva, non così è stargli tra le braccia, in perfetta unione. Un pianeta nel cuore del Sole si trova nella posizione di maggior forza accidentale immaginabile, dignificato e protetto dal favore del Re, all’apice del proprio influsso. Inutile dire che nelle domande di relazione la persona simboleggiata dal pianeta in cazimi si troverà, letteralmente, nel cuore dell’amato!
Questa felice condizione viene chiamata egkardios o synodikos dagli autori greci, samim dagli arabi, in corde solis dai latini e viene spesso definita dagli autori medievali e dai moderni cazimi.
Ibn-Ezra scrive:


Un pianeta sotto i raggi del Sole è come una persona in prigione.
Un pianeta combusto è come una persona morente.
[16]

Ma:

Un pianeta unito al Sole è come una persona che siede insieme al Re sullo stesso trono.[17]

 

Il cazimi in astrologia oraria

 

Tra gli autori storicamente più influenti sulle tecniche orarie, perché diretti praticanti di questa branca della disciplina, troviamo definizioni piuttosto diverse di cazimi.
Sahl bin Bishr (ebreo di origine persiana – IX sec. d.C.), nel suo Introductorium, parlando delle 11 condizioni di forza dei pianeti, scrive:


Il decimo tipo è quando i pianeti sono nel cuore del Sole, cioè congiunti al Sole entro 1 grado.[18]

 

Un grado intero per il pianeta sinodico sembra essere prescrizione di origine ellenistica, ma già gli autori arabi tendono a raffinare questo limite, trasformandolo da principalmente simbolico/numerico a decisamente visuale/fisico, interpretandolo in senso restrittivo. Siccome le dimensioni apparenti del disco solare vanno da 31’29” a 32’33” primi d’arco, essere prospetticamente nel corpo del Sole significa trovarsi entro 16’ circa dal suo centro.[19]

Ecco infatti cosa scrive Guido Bonatti (XIII sec.) – autore assai attento all’eredità araba – nel suo comprensivo trattato, il Liber Astronomiae:


E quando il pianeta è nello stesso grado del Sole, con non più di 16’ o meno tra di loro, sia per latitudine sia per longitudine (cosa che accade raramente), è unito al Sole ed è fortificato, perché si dice sia nella fucina del Sole, cioè, nel suo cuore.[20]


Ma nel corso dei secoli quest’attenzione alla precisione del dato astronomico sembra diminuire, almeno presso la maggior parte dei grandi autori dell’epoca moderna che si occupano principalmente di Oraria. William Lilly, nel XVII sec., non pare preoccuparsi oltre misura del problema della latitudine, e la sua definizione di cazimi non ne fa menzione.


Cazimi, o nel cuore del Sole: un pianeta è nel cuore del Sole o in cazimi quando non dista dal Sole più di 17’, o si trova entro 17’ davanti o dietro; ad esempio se il Sole è a 15°30’ del Toro, e Mercurio è a 15°25’ del Toro, allora Mercurio è in cazimi; e tutti gli autori ritengono il pianeta in cazimi fortificato da questa sua posizione.[21]


È sicuro che Lilly faccia qui riferimento alla sola longitudine, perché nei casi in cui ritiene necessario o consigliabile tenere conto della latitudine lo specifica in modo esplicito, come fa, ad esempio, trattando delle stelle fisse. E lo stesso Bonatti, qualche secolo prima, già si era lamentato del fatto che la maggior parte dei contemporanei concordasse sul principio e sugli effetti del cazimi per longitudine, senza tenere conto, però, della latitudine:


In verità io sono d’accordo con loro, ma solo in parte. Perché un pianeta sia nella fucina del Sole o nel suo cuore, è necessario che disti meno di 16’ sia in longitudine sia in latitudine – e questo intendevano davvero gli antichi filosofi. Poiché se un pianeta è distante dal Sole meno di 16’ in longitudine, ma più di 16’ in latitudine, è in ogni caso combusto, perché la combustione per latitudine è quasi indistinguibile dalla combustione per longitudine.[22]


Sebbene l’approccio di Lilly detti la regola, per così dire, alla quasi totalità degli oraristi contemporanei, non c’è alcun dubbio che delle tre definizioni citate, quella di Bonatti sia la più astronomicamente connotata e la più precisa a livello osservativo. Nel caso di un transito astronomico di un pianeta inferiore – l’unica forma di cazimi che sia effettivamente osservabile in tutte le sue fasi, essendo le occultazioni da parte del Sole invisibili per definizione  – il pianeta transitante, dopo un periodo di invisibilità che corrisponde al sub radiis e alla combustio, torna ad essere visibile come un piccolo disco nero sul corpo del Sole. Se il luminare si trova prossimo all’orizzonte, velato dagli strati inferiori più densi dell’atmosfera, questo transito può essere teoricamente percepito ad occhio nudo – almeno nel caso di Venere. Ma questa maggiore precisione – o maggiore aderenza alla natura visuale del fenomeno celeste – trova, oppure no, effettivo riscontro nell’esito delle domande orarie?

Farò il pellegrinaggio in Oriente?

La richiedente desidera da tempo fare una sorta di pellegrinaggio spirituale e culturale in estremo oriente, ma l’organizzazione non è semplice. L’occasione sembra essere giunta, finalmente. Riuscirà a partire?
L’ascendente a 27°16’ della Bilancia identifica Venere come pianeta significatore principale di chi pone la domanda. La Luna ne è co-significatore, mostrando anche, con i propri aspetti, il corso degli eventi. Qualunque tipo di pellegrinaggio spirituale, così come qualunque viaggio all’estero, è questione da 9a casa. Il nono luogo è chiamato deus e significa ciò che è degli dei, dei sogni e dell’espatrio, dicono Retorio e Paolo d’Alessandria.


Da questa casa giudichiamo i viaggi e i lunghi trasferimenti per mare; i religiosi, il clero di ogni tipo, sia i vescovi sia i ministri del culto di livello inferiore; i sogni, le visioni, i paesi stranieri; i libri, il sapere, le rendite e i benefici ecclesiastici […] [23]

 

 

Mercurio è quindi il significatore del viaggio, ma è peregrino, retrogrado e combusto. Poco promettente, insomma. Anche la Luna che corre a vuoto indica stagnazione, scarse opportunità di movimento, di azione, di cambiamento. Interessante è invece la posizione di Venere, la richiedente. Peregrina, ma in 10a casa, Venere (23°11’ Leo) è strettamente congiunta al Sole (23°13’ Leo), signore del Medio Cielo. A soli due primi di longitudine in congiunzione applicativa col Sole, Venere, secondo la definizione di Lilly e di molti altri, è in cazimi. Questa fortunatissima condizione dovrebbe quindi garantire la realizzazione del sogno!
Ma diamo un’occhiata alla latitudine di Venere, prima di azzardare un giudizio. Il pianeta si trova a 1°17’ di latitudine Nord, oltre la soglia dei 16’ prescritti da Bonatti. Se la latitudine fosse davvero un fattore essenziale, allora la risposta alla domanda della richiedente sarebbe negativa.
Il viaggio non andò in porto. La congiunzione reciprocamente applicativa di Venere e Mercurio diventa esatta prima che Mercurio, il viaggio, contatti il Sole. Ma la combustione di entrambi i significatori principali impedisce l’esito positivo della questione. È evidente che Mercurio subisce la combustione come qualunque altro pianeta, ed è altrettanto evidente che Venere, ben lungi dall’essere nel cuore del Sole, protetta ed esaltata, ne viene invece bruciata. Un cazimi mancato, insomma…

Il ciclo di seminari in Sicilia si terrà?

Il richiedente è stato contattato dal responsabile di un Centro Culturale siciliano, con molto entusiasmo, per un ciclo di seminari. La cosa avrà un seguito?
Al momento della domanda l’ascendente è a 10°22’ del Cancro: la Luna è pertanto il significatore principale ed unico del richiedente. Il ciclo di seminari presso il Centro Culturale è rappresentato da Saturno, governatore della 9a casa. Le prime indicazioni sembrano favorevoli: Saturno in Bilancia è in esaltazione e decano – questi seminari sono senz’altro un’idea interessante e di qualità. Giove governatore del Medio Cielo – successo – si trova dignificato nel proprio domicilio, i Pesci, e in 10a casa. Trascuriamo, invece, la testimonianza ingannevole della Parte di Fortuna congiunta all’ascendente: nel caso in cui si utilizzi (come avviene di solito nella pratica oraria) il metodo di calcolo basato sulla longitudine, una Parte di Fortuna all’ascendente ci ricorda semplicemente che la Luna e il Sole sono in congiunzione – così come, astronomicamente parlando, la Luna e il Sole in opposizione danno origine necessariamente ad una Parte di Fortuna al discendente.
Concentriamo quindi l’attenzione sulla Luna e Saturno, perché, si sa, in Oraria ciò che conta davvero sono le condizioni e i movimenti dei significatori principali.

 


La Luna a 13°23’ del Sagittario, nel proprio decano, sta per fare un sestile senza ricezioni con Saturno, in grande dignità a 14°58’ della Bilancia. Tanto basterebbe a decretare il successo dell’impresa. Prima di raggiungere Saturno, tuttavia, la Luna perfezionerà la congiunzione col Sole a 13°28’. Una distanza di soli 5’ in longitudine potrebbe significare che la Luna è nel cuore del Sole. Se così fosse, l’esito della questione sarebbe positivo, ma, in caso contrario, la congiunzione col Sole sarebbe invece una forma gravissima di proibizione dell’aspetto di sestile.
Sebbene i significati generali di una Luna che si accosta al Sole siano associati al decremento della fortuna in analogia con la sua perdita di luce, tuttavia Bonatti ci ricorda che, al momento del sinodo perfetto:


[…] nelle natività e nelle interrogazioni, se il Sole e la Luna sono congiunti nel medesimo primo di longitudine e di latitudine, mentre uno dei benefici è all’ascendente […] ciò significa che il nativo o il richiedente saranno fortunati e acquisteranno molte ricchezze […] [24]


Considerando che il sinodo esattissimo di cui ci parla Bonatti avviene solo con latitudine 0°, quando la Luna è sul Nodo in occasione di un’eclissi, capiremo quanto rara sia questa evenienza. In questo caso è il disco della Luna che oscura la luce del Sole e, in un certo senso, lo indebolisce tanto da renderlo innocuo. Con vantaggio di ciò che è significato dalla Luna e svantaggio di ciò che è significato dal Sole. Ma le variazioni di latitudine della Luna sono notevoli e, nella maggior parte dei casi, quello che sembra un sinodo perfetto lo è solo in parte, per mera longitudine. Ecco spiegato perché il cazimi longitudinale della Luna “non funziona”: perché si tratta, appunto, di una combustione a tutti gli effetti.
Nella carta in esame la latitudine della Luna è di 1°45’ Sud: essa è pertanto fuori dal corpo del Sole, e in queste condizioni nulla ripara la fredda e umida Luna, così sensibile alla combustione, dall’ardore del luminare del giorno. Nonostante le ottime premesse, il progetto non si realizzò.

 

Il problema alla lingua del mio amico è grave?

La richiedente è preoccupata per un amico che ha dolore al cavo orale e crescita di tessuto anomalo sulla lingua.[25] È stata fatta una biopsia, ma i risultati tardano ad arrivare. Di che cosa si tratta? È grave? Sarà necessaria un’operazione chirurgica?
L’amico della richiedente è significato dal Sole, governatore dell’11a casa. Ha scarsa dignità essenziale (è solo nel proprio decano, una dignità debolissima) e si trova in un segno incompatibile dal punto di vista delle qualità prime. Il caldo Sole mal si adatta ad un ambiente più freddo, quale quello di un segno di Terra, il Capricorno, e questo indica Saturno, dispositore del Sole, come causa dello squilibrio umorale che è alla radice del disturbo. Non stupisce che il Sole si trovi nella 6a casa derivata dall’11a, che rappresenta le malattie, l’ospedalizzazione e gli interventi chirurgici. La Luna, che segnala in ogni carta oraria il corso degli eventi, si sta dirigendo dalla 6a radicale ad un sestile con Marte, significatore naturale della chirurgia, traslando poi la luce di Marte al Sole e a Mercurio congiunti. L’operazione sarà necessaria.
Ma è sul pianeta Mercurio che si concentra l’attenzione, perché, nello schema anatomico cui si fa riferimento in Oraria e nelle carte di decubito, la seconda casa e il suo governatore rappresentano la lingua. La cuspide della 2a dell’11a, cioè la 12a radix, è a 27° della Vergine. Pertanto Mercurio è la lingua dell’amico della richiedente. In ogni caso, Mercurio è anche significatore naturale di tale organo, come confermano le attribuzioni di Vettio Valente e Retorio.[26]

 

 

Ebbene, Mercurio si trova a 16’ dal centro del disco solare – in potenziale cazimi per longitudine – ma a ben 2°01’ di latitudine Sud: ben oltre i confini del corpo del Sole. Se Mercurio fosse davvero nel cuore del Sole, questa posizione favorevolissima e fortunata dovrebbe segnalare un falso allarme, una preoccupazione infondata per la salute dell’amico, o al massimo una patologia banale che non richiede interventi. Ma Mercurio è combusto – come qualunque altro pianeta in analoghe condizioni – e ciò segnala la gravità della situazione. La biopsia confermò il carcinoma alla lingua e l’amico dovette essere operato.

Conclusioni

Qualche esempio non può dimostrare un assunto, ma può certamente indicare una direzione di ricerca.[27] Da quanto illustrato si evince che la latitudine è un fattore cruciale di cui occorre tenere conto (cosa che non piacerà ai seguaci più ortodossi di William Lilly) e che tutti i pianeti subiscono combustione in misura sufficiente a debilitarli gravemente.

Le carte esaminate – molte di più, naturalmente, di quelle qui presentate – mostrano ciò che non è cazimi, ma non dimostrano la necessità di attenersi strettamente ad un valore minore di 16' per la latitudine, cioè se a partire da quel valore fino a 1° ci sia positiva congiunzione partile, come suggerito da Sahl bin Bishr, oppure vera e propria combustione, come indicato da Bonatti. Dimostrano però che una latitudine superiore ad un grado è certamente distruttiva.

La ricerca continua.

 

Patrizia Nava H.C. – www.astrologiaoraria.com - astrologiaoraria@tiscali.it

 

1) Le densità medie degli altri pianeti del sistema solare sono: Mercurio 5,43; Venere 5,24; Terra 5,515; Marte 3,94; Giove 1,33; Urano1,30; Nettuno 1,76.

2) UAI – Unione Astrofili Italiani – associazione che si occupa di ricerca astronomica amatoriale e divulgazione scientifica, notoriamente avversa “all’eccessiva diffusione dell’astrologia sui media”.

3) 4 dicembre 1639 secondo il calendario gregoriano.

4) La visione del transito da luoghi della Terra molto distanti tra loro appare seguire una traiettoria diversa con tempi e durata diversi. Con l’aiuto della trigonometria i diversi percorsi e durate possono essere utilizzati per calcolare la parallasse solare e quindi la distanza Terra/Sole.

5) Cfr. Andrea Wulf, Il passaggio di Venere – La nascita della comunità scientifica internazionale attraverso una straordinaria avventura astronomica, trad. M. Bottini, Salani, Milano 2012, p.256.

6) Serapione Alessandrino, De astrorum figurationum nominibus, p.230, 19 (citato in: G. Bezza, I settori degli epicicli nei giudizi, Schema 7-8, Marzo1988). Anche Antioco accenna alla questione.

7) Avraham Ibn-Ezra, nel Principium Sapientiae (The Beginning of Wisdom, trad. Meira Epstein, ed. R. Hand, ARHAT 1998, cap.6, pp.112-114) parla di combustione fino a 6° per i pianeti superiori e per la Luna, per gli inferiori fino a 7°, ma per Marte fino a 10°. Albumasar distingue tra pianeti destri e sinistri rispetto al Sole. Sahl bin Bishr parla di combustione entro 7° o 12° (par. 5.16 dell'Introductorium de principiis iudiciorum e nel 40°dei Cinquanta Giudizi). William Lilly parla più precisamente di 8°30’, assumendo questa misura come metà della più ampia orbita di influsso del Sole, pari a 17° (cfr. Christian Astrology, Libro I, Cap.19, p.113).

8) Per approfondire le tecniche specifiche proprie delle domande orarie sentimentali, vedi Patrizia Nava, I semi del tempo – le relazioni amorose nell’astrologia oraria, Ed. Capone, Torino 2011.

9) Confronta, a questo proposito, G. Bezza, op.cit., nota 34.

10) Albumasar, Introd. 7,4.

11) Combustione applicativa, perché quella separativa, invece, segnalando una condizione che va migliorando, è molto meno deleteria. Spesso indica, al contrario, l’uscita da una crisi. Non a caso, è opinione concorde di tutte le fonti tradizionali che un astro alla sua prima visibilità o in levata eliaca sia particolarmente forte e influente.

12) Questi sono i limiti praticati da William Lilly. Secondo Guido Bonatti, invece, si tratta di 12°. Gli autori più antichi sembrano concordare su un limite di 15° da un lato e dall’altro del Sole.

13) Il cosiddetto arcus visionis è l’altezza negativa che il Sole deve avere sotto l’orizzonte perché un astro sia visibile ad occhio nudo. Dipende soprattutto dalla magnitudine apparente dell’astro, nonché dal suo Azimuth e da quello del Sole.

14) L’albedo di una superficie è la frazione di radiazione incidente che viene riflessa in tutte le direzioni. E’ il potere riflettente di un pianeta, che cambia con il cambiare delle condizioni della sua atmosfera o superficie visibile (diversa estensione delle calotte polari in Marte a seconda delle stagioni, ad esempio).

15) Il tasso di I.L., o inquinamento luminoso, contribuisce in modo radicale a modificare la luminosità del fondo cielo e l’effettiva visibilità degli astri. Si misura con specifiche scale basate sulla magnitudine limite apparente delle stelle percepibili in un determinato luogo o condizione. La più conosciuta è la scala di Bortle.

16) Avraham Ibn-Ezra, The Beginning of Wisdom, cit., p.136, aforismi 89 e 90. Tutte le traduzioni in italiano sono mie, salvo diversa specificazione.

17) Avraham Ibn-Ezra, ivi, p.137, aforisma 98.

18) Sahl bin Bishr, Introductorium de principii iudiciorum Zahelis Ysmaelitae, in Works of Sahl and Masha’allah, trad. & ed. Benjamin N. Dykes, Cazimi Press, Golden Valley 2008, Cap. 5.14, p.41.

19) Cfr. ad esempio Al-Biruni, L’arte dell’astrologia, a cura di G. Bezza, Mimesis, Milano 1992, cap.481, p.105: “se un pianeta è sul punto di perfezionare la sua congiunzione al Sole entro una quantità di 16’ o ha passato la congiunzione di una quantità minore di 16’, questa condizione viene chiamata samim.”. Ibn-Ezra, nel Liber rationum (in The Book of Reasons – a Parallel Hebrew-English Critical Edition of the Two Versions of the Text, edited, translated and annotated by Shlomo Sela, BRILL, Leiden-Boston 2007, p.209), spiega: “Il diametro del sole è di circa 31 primi, e dal suo centro sono circa 16 primi. Perciò si disse che quando un astro si trova lì deve essere considerato al centro. E se si trova più lontano a destra o a sinistra non è più nel corpo del Sole ed è detto bruciato perché non è visibile; ma quando è nel corpo del Sole è come se ne condividesse la forza.”

20) Guido Bonatti, De astronomia tractatus X, Basilea 1550, Tractatus III, Pars secunda, Caput VII, p.136. Dello stesso parere il Cardano, che, negli Aphorismorum astronomicorum segmenta septem, scrive: “Qualunque pianeta si trovi in linea retta rispetto al corpo della Luna, per latitudine e longitudine, si dice che è nel cuore della Luna: e produrrà notevoli effetti nelle geniture. Questa condizione si verificherà ugualmente, e con maggiore efficacia, per una stella fissa unita al Sole, in luogo della Luna, se la stella fissa o il pianeta si porrà nel cuore di quello.” (Gerolamo Cardano, Aforismi astrologici, a cura di Giuseppe Bezza, trad. Renzo de Martino, Xenia edizioni, Milano 1998, Sezione IV, aforisma 96, pp.107-108).

21) William Lilly, op.cit., Libro I, Cap.19, p.113. Altrove (C.A. p.300), Lilly riduce questo limite a 16’, aggiungendo che tale condizione rappresenta un “incremento di fortuna e il pianeta è prodigiosamente forte”.

22) Guido Bonatti, op.cit., Tractatus III, Pars secunda, Caput VII,p.136.

23) William Lilly, op.cit., Libro I, Cap.7,p.55. Tutte le traduzioni italiane sono mie, salvo diversa specificazione.

24) Guido Bonatti, op.cit., Trattato V, 123a Considerazione.

25) Carta gentilmente fornita dall’amica e ottima astrologa Anna Gattai.

26) Cfr. Giuseppe Bezza, Arcana Mundi – Antologia del pensiero astrologico antico, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1995, p.83 e nota 60.

27) Non mancano gli autori che mettono addirittura in dubbio il principio su cui si basa il cazimi. È nota l’avversione di Morin de Villefranche, ad esempio, all’idea stessa di combustione, ridicolizzata in Astrologia Gallica.