Dall'Almutem al Signore della genitura

Dal pianeta che domina la carta natale, a quello che dovrebbe farlo. L'esempio di Oscar Wilde.

Linguaggio Astrale 157, anno 2009

Patrizia Nava


Nella pratica tradizionale, il primo approccio alla carta natale consiste nel cercare di stabilire la composizione umorale del nativo, che ne determina il temperamento. Seconda considerazione, inscindibilmente correlata alla prima e spesso contemporanea in pratica, è la ricerca dei pianeti significatori, dominanti o caratterizzanti il tema.

Nel corso dei secoli, diverse procedure sono state utilizzate allo scopo, tutte basate su qualche forma di “quantificazione”, all'origine della quale sta la diversa proporzione delle qualità prime (caldo, freddo, secco, umido), che ci consente di conoscere “il grado di realizzazione dei significati analogici dei pianeti” (Mariano Aladren, Il Significatore, LA 126, 2002).

 

Oscar Wilde

Oscar Wilde, 16 ottobre 1854, 3.00, Dublino

L'Almutem

Diverse procedure, abbiamo detto. Alcune di queste, tuttavia, con minime varianti, sembrano essere pressoché universalmente accettate dagli autori medievali e rinascimentali, costituendo un corpus tecnico comunemente utilizzato dalla tradizione astrologica.

È il caso dell'Almutem della natività di cui qui ricordiamo la versione di Ibn Ezra, che nel Liber de Nativitatibus, 1154 (Warburg FAH750, p.5), lo definisce “... planeta super totum circulum potestatem habentis quem sarraceni almutez dicunt...”

Si procede innanzitutto identificando i cinque luoghi vitali del tema: Sole, Luna, Ascendente, Parte di Fortuna, Sizigia prenatale (plenilunio/novilunio precedente la nascita). Almutem sarà il pianeta che, in quei cinque luoghi, ha maggiore dignità essenziale, quantificando secondo il noto schema che attribuisce 5 fortitudini o virtù al domicilio, 4 all'esaltazione, 3 alla triplicità secondo Doroteo, 2 ai termini egizi, 1 ai decani.

A questo si aggiungono punteggi specifici per le dignità accidentali (presenza nelle case [1]) più 7 punti per il signore del giorno e 6 per il signore dell'ora.

Il pianeta che ottiene più “virtù” è almutem, il “significatore natale” secondo Aladren, quello che “riassume i significati del destino intrinseco del soggetto”.

È il pianeta più caratterizzante il nostro approccio alla vita, quello le cui energie più evidentemente ci compenetrano, quello che più istintivamente utilizziamo come modalità vitale ed espressiva: la nostra stessa natura essenziale, il materiale di cui è composta la nostra anima.

Il problema è che tale pianeta, per quanto dignificato nella posizione dei cinque punti vitali, potrebbe non esserlo affatto nella sua posizione effettiva, nella carta natale. Supponiamo ad esempio che Sole, Luna, Ascendente e PF, tutti in Toro in una ipotetica carta diurna ipersemplificata, determinino Venere come pianeta avente maggiore dignità in quelle posizioni. Supponiamo poi che Venere, almutem della natività, si trovi in esilio in Ariete. Il nostro almutem avrà sì dominio sui nostri punti vitali, rappresenterà certamente la nostra qualità più caratterizzante, ma purtroppo, data la sua debilità essenziale, sarà difficilmente un buon consigliere, una risorsa valida e affidabile in situazioni difficili.

Anzi, l'istintività e la naturalezza stessa con cui tendiamo per costituzione e temperamento a far ricorso ad esso, potrebbe portare a modalità di pensiero e comportamento standardizzate e ripetitive, non sempre adatte alla situazione contingente o alle necessità della nostra evoluzione personale.

 

Il Signore della genitura

Se cerchiamo quello che Bernhard Bergbauer definisce “la bussola dell'anima”, una guida affidabile, un'energia che ci aiuti a dare il meglio e ad agire per il meglio, dobbiamo affidarci al pianeta che ha maggiore dignità essenziale nella posizione reale ed effettiva in cui si trova nella nostra carta.

La dignità essenziale, sostenuta da un minimo di dignità accidentale sufficiente a rendere quell'energia accessibile al nativo e spendibile efficacemente nel mondo, sarà la garanzia che l'influsso di tale pianeta non può che essere positivo.

Questo pianeta è il Signore della Genitura.

È il talento che aiuta la persona a svolgere i propri compiti al meglio, quello che rappresenta le qualità a cui dovremmo aspirare, quello il cui suggerimento dovremmo ascoltare, anche se, solitamente, non lo facciamo. Perché, mentre l'almutem della carta è solitamente un'energia prontamente disponibile, una risposta quasi automatica alle sollecitazioni esterne (anche se considerazioni accidentali e aspetti possono influire notevolmente sulla accessibilità di tale energia), il Signore della Genitura, tipicamente, rappresenta la meta finale di un percorso evolutivo non sempre facile. La scelta di operare mediante il Signore della Genitura è sempre, appunto, una scelta, consapevole e adulta, talora sofferta e difficile perché non spontanea. Il nostro “re interiore” come lo chiama John Frawley, non salirà sul trono da solo. Dobbiamo incoronarlo noi stessi, con un atto di volontà consapevole.

Ci sono condizioni astrologiche che favoriscono questo processo interiore. Se l'almutem della carta è sufficientemente dignificato, e si trova in rapporto utile con il Signore della Genitura, questo passaggio di consegne può avvenire in modo più facile, anche se raramente definitivo. Aspetti tra i due pianeti, inclusa l'antiscia, favoriscono la collaborazione. Mutue ricezioni maggiori rendono le cose molto più facili. Un almutem in posizione accidentale forte e un signore della genitura, ad esempio, confinato in 12a, renderebbero il passaggio, al contrario, molto difficile, per la maggiore accessibilità del primo rispetto al secondo. Alcune carte, inoltre, mostrano una carenza deprimente di candidati al ruolo di re interiore, per mancanza di pianeti sufficientemente dignificati. Così è la vita. Non sempre si può contare su una guida perfetta. Se nessun pianeta ha dignità sufficiente, ciò non significa affatto che la persona non avrà successo in ciò che persegue. Al contrario. Ma è vero che la qualità del successo ottenuto è in qualche modo in relazione con la qualità del signore della genitura.

 

"Il Ritratto di Oscar Wilde"

Un esempio applicativo chiarirà la procedura. Si tratta del tema natale di Oscar Wilde, scrittore irlandese di fine ottocento, personaggio discusso come artista e come uomo, nato a Dublino il 16 ottobre 1854 alle ore 3.00, morto il 30 novembre 1900 a Parigi, dopo l'incarcerazione per scandali sessuali.

 

Wilde

Oscar Wilde

16 ottobre 1854 NS, 3.00, Dublino

Placidus

 

Di temperamento melanconico, Wilde nasce nel giorno del Sole, all'ora di Marte. Calcolando le dignità essenziali di ogni pianeta nei cinque punti vitali della sua carta e sommando a queste le virtù acquisite per la loro disposizione nelle case, otteniamo l'almutem, Marte, che è signore dell'ora planetaria.

Sin da bambino, Oscar mostra comportamenti e atteggiamenti riferibili al suo almutem: un aneddoto piuttosto conosciuto ne rivela il carattere. Oscar era stato affidato insieme al fratello alle cure di una bambinaia. Durante una sua momentanea assenza, i vestiti dei due fratelli, stesi ad asciugare davanti al camino, presero fuoco. Mentre il fratello gridava comprensibilmente spaventato, Oscar batteva le mani entusiasta. Quando la bambinaia riuscì a spegnere l'incendio, Oscar pianse deluso perché l'affascinante spettacolo era terminato.

Per tutta la vita, l'atteggiamento più caratterizzante di Oscar Wilde, per il quale divenne famoso, fu la provocazione. Mera aggressività verbale, naturalmente, diretta contro la tradizionale ipocrisia britannica vittoriana (Marte peregrino tra la 3a e la 4a, dispositore di Mercurio in Scorpione in 3a casa), ma comunque tagliente. I suoi pungenti aforismi sono passati alla storia insieme alle sue satiriche commedie.

Marte è disposto da Giove per domicilio, triplicità e termini, e Giove, di converso, si trova nel luogo dell'esaltazione, dei termini e del decano di Marte, una potente mutua ricezione mista che stabilisce un nesso forte e significativo tra i due pianeti. Giove, notiamo, è il governatore della 7a casa delle relazioni, e si trova nella cuspide della 5a casa dei piaceri, in caduta. L'alleanza tra Marte e Giove non è quindi estranea alla provocatoria vita sessuale di Wilde, inaccettabile per la moralista società vittoriana.

 

Passiamo ora all'identificazione del Signore della Genitura. Non ci sono dubbi: l'unico valido candidato, in condizioni di dignità essenziale per domicilio e termini, è Venere. Tutti gli altri pianeti sono peregrini, e il Sole e Giove addirittura in caduta. Venere è il re interiore, l'influsso positivo nella vita di Wilde, quello che gli permette di creare capolavori, quello che gli avrebbe permesso, se meglio utilizzato, di rendere davvero la sua vita “un'opera d'arte”.

Il perseguimento della bellezza rimarrà l'ideale di Wilde, sempre. Una bellezza assoluta, del tutto estranea a valutazioni etiche. “L'artista è il creatore di cose belle. […] Non esistono libri morali o immorali. I libri sono ben scritti, o scritti male. Questo è tutto.” [2]

Wilde diventerà l'esponente più significativo dell'Estetismo britannico, il cui motto è “Art for Art's sake”, l'arte per l'arte, l'arte al solo fine di creare bellezza. La Venere bilancina nel tema dello scrittore è, a ben vedere, vera signora della genitura e musa ispiratrice.

Non facile, tuttavia, rinunciare alla modalità espressiva propria di un Marte peregrino, privo di dignità, ma forte accidentalmente perché angolare, per abbracciare in toto la modalità di una Venere dignificata, ma sotto i raggi del Sole e in 2a casa, in posizione non critica, dunque, ma neppure particolarmente influente. La vita di Oscar Wilde è una continua lotta tra questi due potenti principi che, per sua sfortuna, non si trovano in rapporto per aspetto e neppure in mutua ricezione positiva.


Un magnifico esempio della dialettica tra almutem e signore della genitura è dato da Wilde stesso nel suo unico romanzo, Il ritratto di Dorian Gray.

Il bellissimo protagonista, esteta raffinato e appassionato ricercatore del bello, non riesce a distaccarsi dagli aspetti più aggressivi della propria natura, che lo porteranno, nell'intento di salvaguardare la propria perfetta immagine, all'omicidio. In un accesso d'ira, pugnalerà il pittore autore del suo ritratto. Difficile immaginare situazione, sentimento e arma più collegati al principio di Marte ed insieme più avversi a quello di Venere. Alla fine, disgustato dal dipinto che mostra impietosamente la qualità della sua anima, pugnalerà la tela, dandosi, così, la morte. La lama, simbolo marziale di autodistruzione, distrugge l'arte e così facendo distrugge la vita. Il passaggio volontario e consapevole da Marte a Venere non ha avuto luogo.


Anche nella vita dell'artista tale passaggio non fu mai completo. Una provocazione di troppo lo portò ad inimicarsi lord Douglas, marchese di Queensberry , padre di un giovane amico e amante, e l'intera opinione pubblica, fino a quel momento vivacemente attaccata dagli strali verbali di Wilde, si rivoltò contro di lui, ostracizzandolo e decretandone la rovina.



1. Prima casa 12, seconda 6, terza 3, quarta 9, quinta 7, sesta 1, settima 10, ottava 4, nona 5, decima 11, undicesima 8, dodicesima 2.

2. Dalla “Prefazione” a The Picture of Dorian Gray di Oscar Wilde, 1891.

 

 

Bibliografia:

Abraham Ibn Ezra, Liber de Nativitatibus, 1154 (Warburg FAH750 pdf, Venezia 1484)

Bernhard Bergbauer, Der Geburtsherrscher im Horoskop - Kompass der Seele, Chiron Verlag 2008

Oscar Wilde, The Picture of Dorian Gray, 1891