Il nobilissimo danese - Tycho Brahe
Emulazione ideale e oroscopi di fondazione sullo sfondo della nascita dei grandi osservatori europei
Parte Prima
[Vai alla seconda parte - John Flamsteed]
Patrizia Nava
Relazione presentata al Convegno «L'addizione erculea e gli oroscopi rinascimentali di fondazione. Incontro con la tradizione astrologica», Ferrara, 24 settembre 2016.
Linguaggio Astrale 186, primavera 2017
Abstract: la pratica degli “oroscopi di fondazione” non si limita al Rinascimento. Già in epoca tardo-ellenistica autori come Doroteo di Sidone offrono indicazioni su quali configurazioni astrali siano favorevoli a dare inizio alla costruzione di edifici. Anche nell’età moderna la consuetudine di consultare gli astri per scegliere il momento più propizio per posare la prima pietra rimane in auge, persino nel caso – apparentemente paradossale – in cui si tratti di fondare un’istituzione scientifica. Un esempio è l’osservatorio astronomico di Uraniborg progettato e inaugurato da Tycho Brahe.
Ritratto di Tycho Brahe a 40 anni
Jacob de Gheÿn 1586
...e questo superbo baldacchino - l'aria - guardatelo! e il sospeso miracolo
di questo firmamento, soffitto maestoso tutto ingemmato di fuochi d'oro,
mi sembra solo una sporca e pestilenziale congregazione di vapori.[1]
I personaggi cui Amleto, il principe danese nell'omonima tragedia shakespeariana, rivolge la sua descrizione della volta celeste tempestata di fiamme dorate, sono Rosencrantz e Guildenstern, compagni di studi che si riveleranno infidi e pagheranno con la morte il loro tradimento, in Inghilterra. James Voelkel suggerisce che i personaggi debbano il loro nome a Frederik Rosenkrantz e Knud Gyldenstjerne, cugini di Tycho Brahe che visitarono l’isola britannica nel 1592.[2] Ma già negli anni trenta Leslie Hotson aveva notato la somiglianza dei nomi con quelli che figurano in uno dei più famosi ritratti di Tycho, una copia del quale, posseduta da Thomas Digges, sarebbe stata vista da Shakespeare in casa dell’amico.[3]
Gli stemmi araldici delle nobili famiglie Rosenkrans e Guldenstere adornano le colonne che contornano l’immagine del nobilissimo danese, l’illustre astronomo. Ed è per dimostrare che la grande cometa del 1577 non era una semplice congregazione di vapori del mondo sublunare, ma un vero e proprio corpo celeste, che Tycho scrisse Astronomiae Instauratae Progymnasmata.
Le analogie tra il dramma ambientato ad Elsinore e la vita e i luoghi del grande astronomo e astrologo danese, sono sufficienti a dare origine a numerosi studi e ipotesi interpretative, alcune delle quali su base astronomica. Se l’astrofisico Peter D. Usher definisce Hamlet come un’allegoria cosmologica – una rappresentazione artistica della lotta in corso tra i sostenitori del sistema eliocentrico e gli affezionati del sistema geocentrico – c’è chi ha identificato la stella brillante menzionata nella prima scena della tragedia con la stella nova osservata da Tycho nel 1572.[4]
La fama di Tycho, sufficiente ad ispirare un colosso quale Shakespeare, doveva essere grandissima. Tanto chiara e duratura che, ancora un secolo dopo, l’astronomo reale inglese John Flamsteed avrebbe fatto di tutto per emulare quello che chiamava con rispetto the Noble Dane. Proprio di tutto, compreso imitare l’oroscopo di fondazione dell’osservatorio costruito da Tycho sull’isola di Hven, in occasione della posa della prima pietra del “suo” osservatorio a Greenwich.[5]
Tycho Brahe
Il “nobilissimo danese” apparteneva in effetti a una famiglia aristocratica di una certa importanza e antichità. Il padre, Otto Brahe, era il governatore del Castello di Helsingborg, proprio di fronte ad Elsinore. La madre, Beate Bille, diede alla luce il suo secondo figlio e primo maschio, Tyge, insieme a un gemello nato morto, il 14 dicembre 1546 in una delle case di famiglia, a Knudstrup in Scania, nella parte più meridionale della penisola scandinava, che allora apparteneva alla Danimarca e oggi è territorio svedese. Anche se allevato dallo zio Jørgen Brahe che, senza figli, aveva ottenuto dal padre la promessa di tenere con sé il nipote, il piccolo Tyge (che più tardi latinizzò il proprio nome in Tycho) poté godere di tutti i privilegi che il rango gli concedeva quanto ad agio, opportunità e istruzione.
Fu mentre era studente all’Università di Copenaghen per prepararsi alla carriera di statista, impegnato negli studi di retorica e filosofia, che l’astronomia, inaspettatamente, reclamò la sua attenzione. Già da qualche tempo aveva iniziato a interessarsi di astrologia previsionale, all’epoca corollario quasi indispensabile degli studi celesti. Ma il 21 agosto 1560 ebbe luogo un’eclisse di sole totale in Portogallo, che, anche se solo parziale in Danimarca, suscitò il suo ammirato stupore per la precisione temporale dell’occultazione prevista. Subito si procurò le Effemeridi di Stadius e una copia piuttosto costosa di tutte le opere di Tolomeo (eccetto la Geographia), pubblicata a Basilea nel 1551 e tuttora conservata nella Biblioteca Universitaria di Praga, completa dei suoi appunti.[6]
Inizia così la carriera di Tycho come astronomo e astrologo, intrapresa nonostante lo scarso incoraggiamento della famiglia d’origine, che avrebbe preferito vederlo dove un pari del regno deve stare, alla corte del re. Il quale, dal canto suo, non mancò invece di fargli avere tutto il suo sostegno e la sua ammirazione, manifestando concretamente il suo apprezzamento per i risultati scientifici raggiunti – e per le previsioni astrologiche personalizzate di cui godeva regolarmente – con congrui benefici e finanziamenti adeguati.
La genitura di Tyge Ottesen Brahe ci è pervenuta in tre versioni, due delle quali sono conservate in un manoscritto di Georg Ludwig Frobenius (1566-1645), eminente astronomo e astrologo che aveva soggiornato per qualche tempo nell’isola di Hven.[7] Una versione lievemente più tarda della stessa genitura fa parte di una raccolta di natività compilata da Conrad Cellarius (1574-1636) a Tübingen.[8] Di queste versioni la più precisa e attendibile sembra essere la seconda (Frobenius II), qui riportata, che mostra dati perfettamente compatibili con il calcolo moderno (Knudstrup/Knutstorp, ore 10.47 del 14 dicembre 1546 JC – 24 dicembre 1546 GC). Sebbene le preferenze di Tycho andassero al sistema di domificazione Campanus, è evidente che per la propria genitura, da lui stesso calcolata e rettificata, scelse di applicare il sistema Razionale, conosciuto anche come Regiomontanus, allora diffusissimo e ampiamente utilizzato per il calcolo delle cuspidi delle case.
La seconda versione della genitura di Tyge Brahe dal manoscritto di Frobenius GLFI 1591
La genitura mostra un temperamento tendenzialmente melanconico, come si conviene ad uno studioso che fece della precisione osservativa e di raccolta dati lo scopo della sua vita. Tuttavia Marte è almutem della carta e signore della genitura, in domicilio in Ariete. Inoltre, alcune potenti stelle fisse agli angoli e con i luminari rivelano il lato più combattivo, imperioso e spigoloso del suo carattere. Bellatrix (la guerriera) ed El Nath (la punta del corno del Toro), entrambe stelle di Marte, all’Imo Cielo insieme a Rigel (che dona fama, inventiva e abilità meccanica); Pollux (il pugile, stella di natura marziale, audace e impulsiva) al Discendente. La Luna tramonta quasi insieme a Regulus, configurazione quanto mai adatta a colui che i posteri chiameranno “un re tra gli astronomi” e che, soprattutto, sempre si considererà tale. [9] Non desta stupore il fatto che, a 20 anni, sfidi a duello un compagno di studi che ha osato ritenersi “un matematico migliore” di lui, perdendo, nello scontro all’arma bianca, una porzione del naso. Altair, che conferisce una natura sicura di sé, coraggiosa, ambiziosa e inflessibile, è col Sole per moto diurno. E infine Facies, l’ammasso M22, la nebula davanti all’occhio dell’arciere che tanto spesso è in posizione significativa nelle geniture di astronomi e osservatori del cielo, di costruttori di lenti e di strumenti per puntare l’infinito, si trova congiunta al Sole e a Mercurio nei primi gradi del Capricorno. [10]
L’isola Venusia
Alla fine del 1575, di ritorno da un viaggio di studi in Germania, il giovane Tycho avrebbe volentieri dato corso a un’idea che accarezzava da tempo: trasferirsi a Basilea per proseguire le sue ricerche. Ma il re di Danimarca Frederick II, grande appassionato del bere e dell’astrologia, era ansioso di trattenere in patria un tale genio. Gli comunicò di essere stato di recente ad Elsinore, dove il castello reale di Kronborg era in costruzione, e di aver pensato, ammirando il mare e la piccola isola di Hven di fronte alla costa, che quel luogo isolato sarebbe stato adatto all’edificazione di un grande osservatorio astronomico, dove Tycho avrebbe potuto svolgere indisturbato le sue preziose osservazioni, certo del sostanziale sostegno, morale ed economico, del suo sovrano. Concedeva graziosamente al nobile suddito qualche giorno per pensarci; se avesse accettato l’offerta, non se ne sarebbe pentito: il re avrebbe dato ordini immediati per il pagamento di una somma ampiamente sufficiente a dare inizio alla grande opera. Cosa poteva rispondere un fedele vassallo, per quanto testardo e indipendente? Il nobilissimo accettò.
Mappa di Hven, incisione su rame da
Johan Blaeu, Atlas Maior, Amsterdam 1663
A che serve l’astronomia?
Non fu una decisione tormentata. In fondo, Tycho non desiderava altro che avere un luogo e i mezzi per fare ricerca astronomica, e l’isola di Hven era quanto mai adatta alla bisogna. Piccola ma non troppo, scarsamente abitata ma non deserta, con sorgenti d’acqua che la rendono autonoma dalla terraferma, Venusia è tuttora una bella isoletta nel Sund, frequentata dai turisti soprattutto d’estate. Tycho non risparmiò denaro per renderla ancora più bella, creando diversi laghi per la pesca e tiranneggiandone gli abitanti che, come in ogni feudo che si rispetti, gli dovevano obbedienza, grazie ai decreti del Re. Uno dei lati meno gradevoli della sua aristocratica personalità è sicuramente la mancanza di rispetto, forse anche di umanità, che sempre dimostrò nei confronti degli inferiori e dei sottoposti. Ma la costruzione del grande osservatorio europeo di Uraniborg, proprio nel mezzo dell’isola, valeva bene lo sfruttamento del lavoro dei villici, a suo parere.
Sin da giovanissimo aveva definito con precisione i suoi obiettivi. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare – e a quanto amano far credere alcuni storici della scienza – il rinnovamento dell’astronomia che aveva in mente ebbe inizialmente come scopo primario il calcolo di carte oroscopiche più precise. Tycho era sicuro che l’unico modo per migliorare l’attendibilità delle previsioni astrologiche fosse migliorare la precisione delle effemeridi e dei calcoli di posizione. La prima osservazione astronomica da lui registrata e pervenuta a noi dai suoi manoscritti [11] – la congiunzione Giove/Saturno tradizionalmente pregna di significati astrologici – risale al 17 agosto 1563. Tycho la seguì e misurò a Leipzig, a soli diciassette anni, mentre era ancora studente alla locale università, notando il massimo avvicinamento apparente tra i due pianeti la mattina del 24 agosto, e rendendosi conto immediatamente della scarsa precisione delle effemeridi allora disponibili: le Tavole Alfonsine davano un errore di almeno un mese, mentre le Tavole Pruteniche miglioravano i risultati sbagliando di alcuni giorni. [12] Nessuna corrispondeva alla realtà.
Ho studiato tutte le carte disponibili dei pianeti e delle stelle e nessuna di loro corrisponde alle altre. Ci sono tante misure e metodi quanti sono gli astronomi, e tutti sono in disaccordo. Ciò che è necessario è un progetto a lungo termine con lo scopo di mappare i cieli, condotto da una stessa località per un periodo di diversi anni. [13]
Quale migliore occasione per realizzare il sogno di una vita – la mappatura sistematica ed esatta del cielo da una stessa latitudine per un periodo prolungato – dell’offerta del re Frederick II? Dal feudo dell’isola di Hven, Tycho avrebbe potuto condurre le sue osservazioni e fondare uno dei primi istituti di ricerca astronomica dell’Europa moderna, Uraniborg.
Uraniborg
Il re di Danimarca non solo autorizzò Tycho a costruire sull’isola, ma lo incoraggiò concretamente a progettare e realizzare tutti gli strumenti necessari all’osservazione astronomica e alla pratica alchemica. Il risultato di tanta munificenza fu il castello di Uraniborg provvisto di un osservatorio parzialmente interrato, Stjerneborg, che Tycho dotò di strumenti quasi sempre ideati, o almeno perfezionati da lui stesso nei laboratori dell’isola. Impiegando questi strumenti in un programma osservativo sistematico durato ventun anni, il nobile danese raccolse una messe di dati che fornirono solide basi al lavoro di Keplero sul moto planetario.
Gli strumenti, gli osservatori e i palazzi non sono sopravvissuti al tempo, ma Tycho ne garantì la conservazione virtuale grazie ad una pubblicazione, Astronomiae Instauratae Mechanica, che vide la luce a Wandsbek nel 1598, quando l’autore, avendo perso il favore dei regnanti di Danimarca alla morte di Federico, si era ormai trasferito sul continente in cerca di un nuovo patrono. Dedicato all’Imperatore Rodolfo II, il volume, ricco di splendide incisioni, fu inviato ai potentati d’Europa nella speranza di ottenerne il sostegno.
Uraniborg e i suoi giardini. Johan Blaeu, Atlas Maior, Amsterdam 1663
L’atlante blaviano si basa sulle incisioni dell’Astronomiae Instauratae Mechanica, Wandsbek 1598
Da queste immagini e dalle descrizioni che le corredano apprendiamo che il palazzo di Uraniborg e il giardino quadrangolare circostante erano circondati da mura. Le due torri a Nord e a Sud erano sormontate da piattaforme coperte da tetti piramidali fatti di tavole triangolari che, all’occorrenza, venivano rimosse per offrire la vista del cielo in ogni direzione. Due osservatori più piccoli, posti su pilastri, comunicavano con quelli maggiori. Le gallerie intorno alle torri offrivano la possibilità di osservare all’aperto con piccoli strumenti ed erano fornite di grandi sfere come supporto per i sestanti, mentre la biblioteca ospitava un gigantesco globo celeste ordinato appositamente ad Augsburg, che Tycho gradualmente completò con le stelle e le costellazioni esattamente collocate, man mano che i suoi dati di posizione, negli anni, si accumulavano. C’erano studi, laboratori alchemici, diverse e lussuose stanze per gli ospiti illustri e ulteriori cubicoli per gli studenti ospitati, che presto iniziarono ad affollare l’istituto/magione. Stucchi, ritratti, motti decoravano con gusto gli ambienti. Ovunque libri e strumenti astronomici.
Nel 1584 fu aggiunto un osservatorio sotterraneo, Stellaeburgum, Stjerneborg in danese, dove le osservazioni si svolgevano al riparo dai forti venti dell’isola: solo la parte superiore delle cupole di copertura emergeva in superficie. Nello stesso anno una stamperia perfettamente attrezzata entrò in funzione per pubblicare le opere scientifiche del maestro, ma anche le sue non disprezzabili poesie.
Stjerneborg, l’osservatorio sotterraneo
Johan Blaeu, Atlas Maior, Amsterdam 1663
Tutto ciò, insieme ad ogni minuto dettaglio dei suoi strumenti, è ritratto e documentato in Astronomiae Instauratae Mechanica. Sulla struttura di mattoni e pietra arenaria in stile gotico-rinascimentale – un’innovazione che fece moda, rispetto alla tradizione scandinava – si sono esercitati interpreti e storici dell’architettura. Chi vi intravede accenni palladiani, chi vi rintraccia i canoni estetico-numerici di Vitruvio. [14] Ma ciò che più colpisce lo studioso di storia delle tecniche astrologiche è un breve resoconto che Tycho pone al foglio H.6, sotto l’immagine della facciata Est.
L’oroscopo di fondazione
All’approssimarsi del giorno stabilito per la posa della prima pietra, sua eccellenza Dançay arrivò, accompagnato da alcuni nobiluomini e persone di cultura, nostri comuni amici, per partecipare all’evento, e l’8 agosto [1576] al mattino, mentre il Sole sorgeva con Giove vicino al Cuore del Leone [Regulus] e la Luna occupava il cardine occidentale in Acquario, egli posò questa pietra alla presenza di noi tutti, dopo averla consacrata con vini diversi ed invocando ogni fortuna, insieme agli amici che lo circondavano. La pietra è collocata nell’angolo est della dimora, rivolta a sud-est. [15]
Da astrologo pienamente inserito nella tradizione, Tycho è convinto che per ottenere il massimo successo e un prospero sviluppo, la fondazione del suo istituto scientifico dovrà essere eletta, selezionando data e ora in base ai principi dell’astrologia catarchica (dal termine greco katarkhé – inizio). La letteratura ellenistica ci offre i primi documenti scritti che attestano la diffusione di questa pratica nell’ambito dell’astrologia oroscopica. Ad esempio, il Carmen Astrologicum di Doroteo di Sidone (I sec. d.C.) dedica l’intero Quinto Libro alle katarkhaì, cioè le carte d’evento o le elezioni del momento favorevole per intraprendere qualunque cosa, dalla posa della prima pietra di un palazzo, al partire per un viaggio, al celebrare un matrimonio. Ma anche i maggiori trattati astrologici medievali sono impensabili senza la sezione, solitamente ricca e consistente, dedicata alle elezioni. [16]
Non si è conservata la carta autografa dell’elezione per la fondazione di Uraniborg, ma la sintetica descrizione che possediamo è sufficiente a ricostruirla. Come in ogni katarkhé che si rispetti, l’inizio dell’impresa fu reso solenne da un rito inaugurale. La pietra di fondazione, di porfido rosso e recante un’iscrizione beneaugurante, inneggiante a Tycho e allo studio delle stelle, venne posata da Charles Dançay, emissario in Danimarca del re di Francia, nel momento esatto prescritto dall’astrologo, al sorgere del Sole. Possiamo quindi supporre un orario che non si discosti di molto dalle 4 e tre quarti ora solare, l’alba in agosto alla latitudine di Hven. [17]
Il primo problema tecnico da risolvere riguarda la domificazione applicata da Tycho in questo caso specifico. Contrariamente alla maggioranza degli astrologi del XVI secolo, che favorivano il sistema “Razionale”, sappiamo che le sue preferenze andavano al Campanus. [18] A supporto di ciò, abbiamo gli oroscopi dei principi di Danimarca, in particolare Christian, il maggiore, nato nel 1577 a un anno solo di distanza dalla carta elettiva in esame, che, con tutta probabilità, fu redatta nello stesso stile grafico (rotonda e non quadrata come usava all’epoca) e con la stessa domificazione. [19] Le posizioni dei pianeti, senza dubbio ricavate dalle Tavole Pruteniche, avranno forse subito qualche aggiustamento sulla base delle osservazioni dirette di Brahe. Una questione tecnica facilmente risolvibile è, poi, stabilire quale sistema di calcolo fosse utilizzato da Tycho per determinare la Parte di Fortuna: tutte le carte in nostro possesso mostrano chiaramente come il computo per longitudine fosse l’unico ritenuto valido dal grande astronomo. [20]
La posa della prima pietra, domificazione Campanus
Il grafico così ottenuto mostra un ascendente nel segno del Leone, a 25°. Segno fisso, che conferisce durata e stabilità, connesso a immagini di nobiltà e prestigio che l’aristocratico danese deve aver molto apprezzato. Le attività osservative a Hven continuarono con successo e risonanza europea per ventun anni – un tempo ragguardevole in sé. Ma quel che più conta, i dati raccolti permisero l’avanzamento della ricerca per lungo tempo, anche dopo la morte di Tycho, una volta “ereditati” da Keplero. E guadagnarono al loro autore fama imperitura.
Il Sole, che in quel momento sta sorgendo e governa il segno all’orizzonte Est, rappresenta l’impresa stessa e colui che all’impresa dà impulso e inizio, l’intraprendente Tycho. È bene e di buon auspicio, pertanto, che il Sole sia forte, per dignità essenziale e accidentale: nel proprio segno e nella propria triplicità diurna in Leone, angolare all’ascendente, congiunto al grande benefico, Giove che, anch’esso nel segno del Leone e con il Sole proprio dispositore, non può che servirlo e arrecargli prosperità e vantaggi. Ma è soprattutto la stella fissa Regulus a colorare questo cielo inaugurale. Per moto orario tra il Sole e Giove, e a 23°56’ Leone in longitudine eclittica, Regulus è esattamente congiunta a Giove e vicina al Sole e all’ascendente quanto basta per coinvolgerli strettamente in un abbraccio beneaugurante.
L'orizzonte Est dall'isola di Hven, 8 agosto 1576 JC, 04h 42m
A questo punto occorre aprire una parentesi per ricordare come, nelle elezioni e fondazioni di una certa importanza, l’aiuto offerto dalle stelle fisse è prezioso e indispensabile. Il loro ruolo è essenziale, ancor più che nelle geniture, per quanto illustri. È Guido Bonatti, autore di uno dei manuali astrologici più influenti del Medioevo a spiegarci il perché, nella 141° considerazione del quinto libro del suo trattato:
Le stelle fisse agiscono con tale nobiltà, in virtù della loro maggiore lontananza dalle cose corruttibili, e vili, e mutevoli, e per la loro vicinanza allo splendore superno, che i loro significati non possono manifestarsi appieno negli uomini, dal momento che questi cambiano e si corrompono facilmente e velocemente […] specialmente quelli di umile nascita e fragili e deboli d’animo. […]
Perché così come un’aquila non può estendere né esercitare la pienezza del suo volo o del suo potere nel volo di una mosca […] così le stelle fisse non possono esercitare la pienezza del proprio influsso sugli uomini. […] E perciò fu detto “usa le stelle fisse nella fondazione di città”[…] perché tra le cose corruttibili le città sono di lunga durata […] al paragone degli uomini. [21]
Diverse stelle hanno qualità favorevoli, e molte altre sono davvero malefiche, secondo gli standard dell’astrologia antica. Ma nel caso di un’elezione importante, come un’incoronazione o la fondazione di una città o di un’istituzione, quali meglio delle “stelle regali” potrebbero garantire il successo di un’impresa gloriosa?
William Lilly elenca sei di queste royal stars che hanno la capacità di offrire grandi doni e onori anche a chi non è nato nobile, cosa che i pianeti non sono in grado di fare: sono Aldebaran (attualmente a 10° Gemelli), Pollux (23° Cancro), Regulus (29° Leone, da pochissimo passata a 0° Vergine), Spica (24° Bilancia), Lucida Lancis o Zuben Elgenubi (15° Scorpione), Antares (10° Sagittario). [22] Queste stelle parlano di riuscita, di eminenza, di prestigio. Sono estremamente utili in qualunque carta elettiva. Non stupisce di trovare Regulus, la più regale delle stelle reali che conferiscono successo e gloria, o addirittura un trono, in posizione di protagonista in un gran numero di elezioni storiche di cui è rimasta traccia.
Non è tutto: il Nodo lunare Nord, che esalta e accresce, si trova in nona casa, il settore degli alti studi, della cultura e della conoscenza, prossimo al medio cielo, significatore della fama e degli onori. Il governatore della nona, Marte, che tali studi rappresenta, è in esaltazione in Capricorno. Anche il significatore naturale della scienza, Mercurio, possiede grandissima dignità essenziale, in domicilio ed esaltazione in Vergine. Se optiamo poi per la domificazione Campanus (invece di Regiomontanus – un altro buon motivo per farlo) Marte e Mercurio si trovano anche nelle rispettive case di gioia. La sapienza e la ricerca, scopo primario dell’osservatorio di Uraniborg, sono così adeguatamente valorizzate e protette.
Certo, per portare tutto questo a compimento occorre molto denaro, e nessuno meglio di Tycho ne è consapevole: ed ecco che Mercurio, governatore della seconda casa delle risorse economiche, è forte ed esaltato. Vero è che è retrogrado, il suo movimento non è di avanzamento, ma di ritorno e ritrazione: fornito generosamente di fondi dal re Federico, alla sua morte il successore, Cristiano IV, ritirerà il sostegno della corona e limiterà le donazioni, costringendo Tycho all’esilio volontario alla ricerca di maggior considerazione.
Nel complesso, considerando che un cielo perfetto non esiste perché la vita perfetta non si può avere, è una carta stupenda. Persino Venere, il piccolo benefico, è favorevole: governa la decima casa degli onori e si trova nel segno del Sole, gratificandolo e inchinandosi al suo potere, pur trovandosi sotto i suoi raggi. Non mancano neppure i necessari agganci al tema natale di Tycho, indispensabili perché il momento scelto non sia solo propizio in astratto, ma porti concreti vantaggi all’iniziatore dell’impresa. La Luna in Acquario – uno dei pochi dettagli esplicitamente menzionati da Tycho, e quindi a suo vedere fondamentale – è esattamente congiunta alla Parte di Fortuna e nella stessa posizione del Giove natale dell’astronomo.
Il talismano
Interpretazioni più legate a principi architettonici e meno consapevoli dei dettagli della tecnica astrologica sono state avanzate da diversi autori, per giustificare e spiegare le scelte costruttive di Tycho. La riscoperta rinascimentale del De architectura di Vitruvio costituisce lo sfondo teorico sul quale si staglia la progettazione ideale di Uraniborg «l’edificio costruito per riflettere, nelle sue proporzioni, l’ordine dei cieli e della terra, sia il grande cosmo, sia la dimensione cosmica dell’umanità, una relazione ovvia per ogni pittore, editore, architetto o qualunque altra persona colta all’epoca di Tycho.» [23] A parte una generica fonte di ispirazione, tuttavia, non ci sono prove documentali di una reale, concreta, specifica influenza dei princìpi del vitruvianesimo sulle scelte progettuali del nostro. [24]E sebbene Tycho abbia sicuramente avuto l’occasione di entrare in contatto con i circoli palladiani durante il suo viaggio in Veneto nel 1575 e possa aver avuto accesso a una copia dei Quattro libri dell’architettura del Palladio, né l’estetica del suo castello/osservatorio, né i suoi manoscritti, né altri documenti conosciuti comprovano l’esistenza di una qualche relazione accertata che autorizzi a definire Uraniborg un edificio “palladiano”. Come riassume Alistair Kwan:
La simmetria di Vitruvio e di Palladio è stata naturalmente invocata come principio progettuale sottostante Uraniborg, ma Tycho non sembra aver lasciato né una discussione di questi principi, né un’esegesi del progetto, né una raccolta di bozzetti o studi che confermino ciò in modo diretto. Le tantissime differenze tra lo schema numerico del Palladio e quello evidentemente più semplice di Tycho impediscono un’analisi “palladiana” della geometria di Uraniborg. [25]
Maggiore fortuna si avrebbe forse riconducendo lo schema geometrico e numerico su cui si fonda, apparentemente, il palazzo, ad un’opera della quale, a differenza delle precedenti, è comprovata la presenza nella ricca biblioteca di Tycho: il De occulta philosophia di Heinrich Cornelius Agrippa von Nettesheim. Riprendendo le teorie sulla talismanica già sposate da Marsilio Ficino nel De vita, Agrippa suggerisce di creare immagini o manufatti che siano in grado di attrarre gli influssi celesti benefici, offrendo una lista di numeri, quadrati magici, pietre, profumi, luoghi, cibi e colori associati ad ogni singolo pianeta, da utilizzare per la produzione di talismani astrologici. È interessante notare, a questo punto, come il quadrato magico 4x4 di Agrippa corrisponda al pianeta Giove – che ha una parte preponderante nella carta elettiva di Uraniborg – e di come ciò trovi risonanza analogica e simbolica nella struttura a griglia basata sul numero 4 su cui sembrerebbe costruito l’edificio principale. [26]
Ricordiamo anche che lo stesso Ficino raccomandava agli intellettuali e agli studiosi, per loro natura (e per l’attività cerebrale svolta) tendenti allo squilibrio umorale melanconico (freddo/secco), di raccogliere, in base ai principi della magia naturale talismanica, le energie ottimistiche e positive di pianeti caldo/umidi come Giove, o caldo/secchi come il Sole, per contrastare l’umore freddo e deprimente di Saturno. L’oroscopo di fondazione che stiamo esaminando è incentrato sulla posizione e condizione forte e beneaugurante di Giove e del Sole, e Tycho, esperto astrologo, doveva essere pienamente consapevole del temperamento melanconico segnalato dalla propria genitura, da correggere proprio con una buona dose di umori gioviali e solari. Persino la scelta della stele di porfido come prima pietra inaugurale ci riporta al Sole e a Giove, dal momento che il suo colore, un rosso purpureo, oltre ad essere collegato a concetti come nobiltà, autorità e potere, appartiene, sempre secondo Agrippa, a detti pianeti. [27]
Il porfido imperiale, pietra proveniente da cave del Deserto Orientale egiziano di disagevole accessibilità, di difficilissima lavorazione a causa della sua durezza, ma di grande bellezza, ha una lunga storia simbolica.
L’immaginario collettivo ha un potere incredibile nel creare simboli… ed il “marketing”, quello d’antan, vecchio di centinaia e centinaia di anni, è riuscito a trasformare il porfido rosso d’Egitto in una quintessenza simbolica, epitome di divinità, potere e coraggio. […] non era pensabile l’uso routinario del porfido rosso antico in quanto esso era il materiale simbolo della casa imperiale e degli dei, diventato successivamente il materiale simbolo della cristianità e del martirio di Cristo. L’imperatore veniva incoronato su un trono in porfido rosso antico; Πορφυρογε´ννητος – latinizzato in Porphyrogenitus (“nato nella porpora”) – era il titolo che si dava ad un principe o una principessa se e solo se – oltre ad altre circostanze imposte – nascevano nella Porphyra, la Camera di Porpora del Gran Palazzo di Costantinopoli che si affacciava sul mar di Marmara che era interamente rivestita di Porfido imperiale. [28]
Non siamo certi della reale composizione chimico-fisica della pietra utilizzata da Tycho Brahe per l’inaugurazione di Uraniborg, ma siamo certi del fatto che egli la riteneva costituita di porfido rosso. L’importanza simbolica ad essa attribuita è tale da segnalarne la posizione (con la lettera F), nei disegni della facciata riprodotti in Mechanica.
Uraniborg, facciata est. La lettera F segnala la pietra angolare con iscrizione inaugurale.
Johan Blaeu, Atlas Maior, Amsterdam 1663
Tali considerazioni, tuttavia, rimangono secondarie e accessorie, se prendiamo in considerazione la tradizione dell’astrologia catarchica e delle carte di fondazione: l’oroscopo di Uraniborg non offre spunti originali che richiedano apposita interpretazione di elementi inconsueti, ma rientra a pieno diritto nella pratica canonica dell’arte. Se infatti, a titolo di esempio, esaminassimo un documento storico famoso come l’oroscopo di fondazione della città di Baghdad, [29] non potremmo evitare di notare gli stessi elementi chiave, gli stessi pianeti coinvolti, le stesse scelte fondamentali: Giove forte nel proprio domicilio e probabilmente all’ascendente, Sole forte in grande dignità essenziale in Leone, vicino alla stella reale Regolo, Cor Leonis.
Mentre la struttura di Uraniborg appare tanto innovativa da segnalare una svolta stilistica nell’architettura scandinava, la sua carta di fondazione è, invece, quanto di più fedele alla tradizione astrologica antica si possa immaginare.
Patrizia Nava
24 settembre 2016
NOTE
[1] Hamlet, II.ii: «... this most excellent canopy, the air—look you, this brave o'erhanging firmament, this majestical roof fretted with golden fire—why, it appears no other thing to me than a foul and pestilent congregation of vapors.»
[2] James Voelkel, Johannes Kepler and the new astronomy. Oxford University Press, USA, 1999, p. 53.
[3] Leslie Hotson, I, William Shakespeare, do appoint Thomas Russell Esquire, New York 1938, p.124: «Thomas Digges had a copy of his learned friend's portrait, bearing the names Rosenkrans and Guldenstern, at his house in Heminges's parish. Perhaps Shakespeare saw them there.» Altri studiosi che hanno proposto analoghe interpretazioni sono Arthur Jack Meadows, The High Firmament. A survey of astronomy in English literature, Leicester 1969, p.77 e Victor E. Thoren, The Lord of Uraniborg: a Biography of Tycho Brahe, Cambridge 1990, p.429.
[3] Cfr. Peter D. Usher, A New Reading of Shakespeare’s Hamlet, «Bulletin of the American Astronomical Society» 28 (1996), p. 1305 e Donald W. Olson & al., The Stars of Hamlet, «Sky & Telescope» 96,5 (1998), pp. 68-73.
[4] La seconda parte di questa ricerca, dedicata ai rapporti di emulazione ideale tra John Flamsteed e Tycho Brahe e alla carta di fondazione dell’Osservatorio Reale di Greenwich (presentata al Convegno di Apotelesma, Genova, il 15 ottobre 2016), è leggibile alla pagina http://www.astrologiaoraria.com/flamsteed.html
[5] Gli appunti manoscritti appartengono in realtà a due mani diverse, una non identificata, l’altra sicuramente di Tycho, che autografa il volume.
[6] Il manoscritto, con l’iscrizione GLFI (Georg Ludwig Frobenius Iphoviensis)1591, è conservato presso la biblioteca di Göttingen.
[7] Sull’argomento vedi Günther Oestmann, Tycho Brahe’s Geniture, «Culture and Cosmos. A journal of the History of Astrology and Cultural Astronomy», 7, 2003, nr.2, pp.3-13.
[8] Almutem della carta secondo Ibn Ezra. Marte, inoltre, è il pianeta con maggiore dignità essenziale della natività.
[9] Friedrich Wilhelm Bessel, Populäre Vorlesungen, Heinrich Christian Schumacher, 1848, p. 422. Citato in J.L.E. Dreyer, Tycho Brahe. A Picture of Scientific Life and Work in the Sixteenth Century (1890), CUP, New York 2014, p. 363: «posterity has not thought it an exaggeration when one of the greatest astronomers of the nineteenth century spoke of Tycho Brahe as a king among astronomers.»
[10] Su questo ed altri pertinenti aspetti di Facies, quali la menomazione fisica e il carattere dispotico, vedi: Patrizia Nava, Le stelle oscure. Studio sul luminare notturno e un paio di nebule ingiustamente trascurate, «Linguaggio Astrale» 172, autunno 2013. Leggibile, suddiviso in due parti anche: http://www.astrologiaoraria.com/nebule.html e http://www.astrologiaoraria.com/facies.html
[11] MS con osservazioni 1563-1581 (ma l’originale è andato perduto), volume conservato presso la Biblioteca Reale di Copenaghen (Gamle Kongelige Samlinger, 4to, No.1824).
[12] Le Tavole Alfonsine, basate sul sistema tolemaico, furono compilate dagli astronomi di Toledo intorno al 1252 per iniziativa di Alfonso X di Castiglia, mentre le Pruteniche, così chiamate perché dedicate al Duca Albrecht di Prussia nel 1551, erano opera di Erasmus Reinhold, allievo e seguace di Copernico.
[13] Citato da Michael Rosa in Tycho Brahe and the Foundations of Observational Astronomy, conferenza tenuta all’Osservatorio di Asiago nel giugno 2010. Vedi anche J.L.E. Dreyer, op.cit., pp.18-19.
[14] A tal proposito, vedi Alistair Kwan, Tycho’s Talisman: Astrological Magic in the Design of Uraniborg, «Early Science and Medicine» 16 (Brill 2011), pp.95-119.
[16] Vedi, tra i tanti, il Liber de Astronomia di Guido Bonatti, illustre astrologo forlivese del XIII secolo.
[17] A partire dalle 4:42 (calcolo Solar Fire); dalle 4:47 (altezza apparente) alle 4:51 (altezza geometrica) secondo Stellarium. L’effetto della rifrazione atmosferica, che Tycho conosceva bene e fu uno dei primi a studiare sistematicamente, sembra anticipare il sorgere apparente degli astri.
[18] Su questo punto, vedi Günther Oestmann, Tycho Brahe’s Attitude towards Astrology and his relations to Heinrich Rantzau, in: John Robert Christianson, Alena Hadravová, Petr Hadrava and Martin Solc? (eds.), Tycho Brahe and Prague: Crossroads of European Science. Proceedings of the International Symposium on the History of Science in the Rudolphine Period, Prague, 22–25 October 2001 (= Acta Historica Astronomiae, 16), Frankfurt/M. 2003, pp. 84–94.
[19] Tycho redasse gli oroscopi dei tre figli maschi del re Frederick II, Christian, Ulrik e Hans, nati rispettivamente negli anni 1577, 1578, 1583 (calendario giuliano), corredandoli di un apparato interpretativo di numerose pagine in latino, con traduzione in tedesco, forse per rendere il testo accessibile alla regina madre.
[20] Certamente non possiamo supporre che la scelta del calcolo basato esclusivamente sulla longitudine di Sole, Luna e Ascendente fosse determinata da scarsa competenza matematica o superficialità di approccio. Si tratta evidentemente di una scelta ponderata che, peraltro, rispetta pienamente la tradizione.
[21] Guido Bonatti, Decem continens tractatus de astronomia (XIII sec.), Augsburg 1491, Libro V, 141° considerazione.
[24] La maggior parte degli storici che sposa questa interpretazione, in effetti, si affida, più che ai documenti, all’autorità di un singolo studio: Rudolf Wittkower, Architectural Principles in the Age of Humanism, New York, 1971.
[26] Alistair Kwan (cit., 2011), che ha esaminato l’ipotesi di questa possibile relazione e al cui articolo rimando per l’ulteriore analisi, mette in guardia, tuttavia, dal trarre conclusioni affrettate da alcuni rapporti analogici riscontrabili, puntualizzando come non tutte le misure principali dell’edificio siano riconducibili ad uno schema ordinato, né, tantomeno, riferibili ai principi di Agrippa o a quelli di Pitagora in modo coerente.
[28] Anna Maria Ferrari, Porfido Rosso Antico, «Architettura di Pietra» www.architetturadipietra.it, 9 novembre 2011. Cfr, anche Lucia Bellizia, Costantino VII Porfirogenito, in: Atti del VII convegno di Apotelesma, Genova, 17 ottobre 2015.
[29] 4 Jumada I 145 A.H., che corrisponde al 31 luglio 762 J.C., tra le 14.00 e le 14.50. La fonte è l’astronomo dell’XI secolo al-Bîrûnî, che ci informa di come il califfo al-Mansûr (c.679-777), che desiderava fondare una nuova capitale, ordinò al suo astrologo di corte, Nawbakht il persiano (c.679-777), di selezionare un momento propizio per dare inizio all’edificazione. Nawbakht fu assistito dal giovane Mâshâ’allâh (c.740-c.815) che diverrà uno degli astrologi più illustri della storia.